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La pratica disumana del sequestro di persona veniva attuata dal criminale delle Ss Alfred Dornenburg, soprannominato “Foghin”, che con i suoi aguzzini terrorizzava tutti i paesi della Pedemontana e il Pordenonese, partendo dal suo centro di terrore, torture e morte a Roveredo in Piano. Quando Dornenburg non poteva catturare i partigiani bruciava le loro abitazioni, da ciò il soprannome di “Foghin”, e sequestrava genitori e parenti, minacciandoli di morte o deportazione nei campi di sterminio. I familiari tenuti in ostaggio servivano per costringere i partigiani a consegnarsi nei suoi artigli.
Uno dei casi più tragici di sequestro e assassinio da parte di Dornenburg riguarda la famiglia di Luigi Carozzani, fattore dei Policreti di Ornedo. Il figlio Giuseppe, tornato a casa e smessa la divisa, si rende irreperibile. Lo cerca il comandante delle ss Alfred Dornenburg perchè, quale provetto marconista dell’esercito, era determinante per ottenere i rifornimenti alleati per la Resistenza tramite gli aviolanci.
Per trovarlo i tedeschi in un primo momento sequestrano Luigi Carozzani, accusato di aiutare i partigiani, sottraendo all’azienda dove lavora vari capi di bestiame. A lungo interrogato, senza esito, Luigi viene rilasciato nella speranza che possa compiere un passo falso e permettere la cattura del figlio Giuseppe. Una “libertà”, quella di Luigi Carozzani, che ha un prezzo altissimo: il sequestro delle sue due figlie, Elvira di 20 anni e Cesira di 18 anni. Entrambe reggono all’interrogatorio degli aguzzini nazisti di Roveredo, non si contraddicono e non rivelano nulla sull’attività del fratello Giuseppe, né sul ruolo d’intendente partigiano che svolge il padre Luigi. Ambedue incarcerate a Pordenone nel 1944, sono processate davanti al tribunale militare tedesco all’albergo Moderno, che ne sancisce la deportazione in Germania. Tradotte a Udine, inizia poi l’inferno del lager. Una settimana di carro bestiame per arrivare a Erfurt e poi proseguire fino nelle vicinanze di Amburgo dove, in gallerie sotterranee, Elvira e Cesira vengono destinate al lavoro forzato, oltre 16 ore al giorno, per costruire componenti delle famigerate bombe volanti V1 e V2.
Entrambe sopravvivono, aiutandosi reciprocamente. Negli ultimi giorni di guerra, approfittando di un bombardamento, riescono anche a fuggire, nascondendosi in una cascina fino al momento della liberazione da parte degli alleati. Cesira, la più deperita delle due, è rimpatriata dalla Croce Rossa. Per Elvira iniziano invece le peripezie di un viaggio assieme ad altri deportati. Un’odissea attraverso la Germania e l’Austria distrutte, e la Svizzera, che si concluderà in agosto con l’arrivo ad Aviano. Elvira non giunge sola ma con un figlio in grembo concepito con un deportato che riconoscerà il bambino. Elvira può riabbracciare la sorella Cesira e il fratello Giuseppe, non il padre Luigi, assassinato il 16 aprile 1945 da Alfred Dornenburg nel suo centro di torture a Rovereto. La tragedia della famiglia Carozzani vivrà un altro dramma con la scomparsa di Cesira il 27 agosto 1946, colpita da tubercolosi ossea, quale conseguenza delle privazioni subite in Germania. Elvira chiamerà Luigi il figlio concepito durante il ritorno dal lager. Le vicende di Elvira, deportata dai nazisti e successivamente emigrata in Brasile e la documentazione fotografica, sono sul libro di Flavia Furlanetto e Maria Trivellato: “Elvira sulle vie della storia”. (s.c.)a